storia

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Rovistando tra le pagine dell’archivio storico del “Tita Copetti” e tra le pieghe della memoria dei coristi, ecco che fuoriescono annotazioni, curiosità, impegno a trecentosessanta gradi, performance e tanta, tanta simpatia. Sì, simpatia a tutto campo per il fatto che il gruppo corale, composto sempre da elementi maschili e fi    n dalla sua prima apparizione sui palcoscenici di casa nostra (e non solo), si è contraddistinto per compattezza, solidarietà e capacità di trasmettere sensazioni forti legate al ricordo di vecchie tradizioni popolari, di vecchi canti e di momenti di vita paesana che i vari brani ripropongono nel segno di una esemplare genuinità.

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Importante è stata, e lo è soprattutto ora, la presenza delle mogli, delle fidanzate e di non pochi amici che, in modo particolare nelle trasferte più lunghe ed impegnative, accompagnano i coristi in autocorriera e poi si danno da fare (e parecchio) per creare allegria e rendere più stuzzicante la permanenza nelle varie località dove il “Tita Copetti” è stato, ed è, invitato ad esibirsi.

È in occasione di tali uscite (citiamo tra queste, le tournèe più recenti a Pfeffingen nel 1996 per il gemellaggio con il coro di tale cittadina tedesca, a Lipsia nel 1998 e 1999 con visita anche al campo di concentramento di Buchenwald, a Halle nella Sassonia nel 1998, in Ungheria nel 2001…) che si è manifestata in maniera esemplare la maturità del gruppo e dei suoi tanti aficionados e supporter.

Alcuni componenti del gruppo corale ricordano, a proposito del tour in Ungheria, che “è stata molto apprezzata la gita in battello sul Danubio blu, in modo particolare da noi coristi che non abbiamo ascoltato più di tanto le canzoni ungheresi, ma che in compenso abbiamo avuto modo di ammirare le gambe della cantante che generosamente uscivano da una ridottissima minigonna”.

Singolare anche la scorpacciata di pane effettuata a Halle in attesa di gustare una piccantissima minestra di gulasch e la successiva messa in onda di canti con i clienti del ristorante dov’erano ospitati e che, quasi increduli ed entusiasti, si sono spontaneamente aggregati alla comitiva tolmezzina dando vita ad una serata in completa amicizia ed allegria.
Ricordi, emozioni che si ripresentano puntuali alla memoria…: questo fuoriesce rileggendo, a ritroso o in progressione, la storia ventennale del “Tita Copetti”.
Dai fatti più recenti ad un ieri che sembra, comunque, un oggi appena appena consumato il passo è breve, brevissimo.

Nel mirino si presenta così la partecipazione del coro alla 28a Festa del Folclore di Villa Santina. Siamo nel 1987 e gli applausi non mancano, anzi l’esecuzione di “OAngiolina bella Angiolina” e “Joska la rossa” trova un en plein di battimani. Dopo appena quattro anni di attività, dunque, il “Tita Copetti” si è ormai attestato su una posizione di primo piano. “La preparazione – sono considerazioni dell’allora maestro Jolindo Scarsini – è a un buon livello specialmente sotto un punto di vista tecnico-vocale, ma anche in relazione alla nostra vocazione di coro alpino con canti tipicamente di montagna ma anche folcloristici sia nazionali che internazionali”.

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Un tanto era stato evidenziato nella pubblicazione presentata per il decennale del coro e curata da Celestino Vezzi. Come altrettanto significativamente era stato ricordato come il “Tita Copetti” un anno più tardi, nell’ambito dei festeggiamenti per i 65 anni di costituzione dell’ANA, sia riuscito a focalizzare al massimo l’entusiasmo del pubblico accorso all’Auditorium Candoni di Tolmezzo con l’interpretazione del canto “La portatrice”, canto dedicato alle portatrici della Carnia durante la prima guerra mondiale. Sempre nel 1988 il coro si esibì a Strasburgo, presenziando anche ad una riunione del Parlamento Europeo, e nella città di Lussemburgo.

Diceva il poeta inglese Young che “l’amicizia è lo spirito della vita”. Lo stesso discorso vale per il gruppo dei coristi del “Tita Copetti” che nell’amicizia trovano il punto d’incontro, non soltanto ideale, per affinare ritmi, tonalità di voce, coesione, entusiasmo…
“Un grazie che parte dai nostri sentimenti di amicizia e di comprensione – ha scritto al coro tolmezzino il presidente della sezione ANA del Gran Ducato del Lussemburgo dopo la partecipazione del “Tita Copetti” nella città di Lussemburgo del 1988 – affermando altresì che siete entrati nei cuori degli Alpini, dei loro simpatizzanti e di quanti hanno partecipato a tale evento. Con questa testimonianza vogliamo confermare quanto di nuovo e di genuino abbia portato il gruppo del “Tita Copetti” ed il suo seguito in questa magnifica località centrale d’Europa, non certamente rude come la nostra terra, per quanto la nostra terra sia sempre la più amata”.

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In tale uscita, la prima ufficiale del coro all’estero, l’allora presidente Eugenio Vidoni ricorda che “per alleviare le spese, le famiglie degli alpini residenti in Lussemburgo si erano assunte l’impegno di ospitare nelle loro abitazioni, con vitto ed alloggio, uno o due coristi”. Lui ed il maestro del coro Jolindo Scarsini, invece, furono ospiti del parroco, italiano pure lui, nella casa canonica. E che abbuffata si fecero alla sera serviti da ben quattro suore in grembiule! “Le suore – ricorda – facevano a gara nel farci gustare i loro piatti e tutte volevano che assaggiassimo le specialità dei loro paesi d’origine”. Non potendo tirarsi indietro, andò a finire che il presidente ed il maestro andarono a dormire “come palloni gonfiati” e non dormirono affatto…

Molti, comunque, i ricordi piacevoli legati alle uscite del coro e molte, naturalmente, le soddisfazioni anche perché del “Tita Copetti” vanno parlando, ed in maniera più che positiva, non soltanto nel perimetro geografico del Friuli; in più gli organi di stampa stanno dando un buon riscontro a livello di cronache e di commenti.
Nel 1989 il coro aumenta il ritmo delle prove che diventano due per settimana. In quell’anno, del resto, sono state ben diciassette le esibizioni effettuate un po’ ovunque; tra le uscite più impegnative, quella effettuata in autunno in diversi paesi d’Europa e con una splendida performance, nel tour di ritorno, in quel di Mondovì per ringraziare, in qualche modo, l’apporto dato dalle penne nere del Piemonte in occasione del dopo terremoto del 1976 in Carnia.
Assai importante è il 1990 che, oltre alla normale routine, trova il “Tita Copetti” a dare vita alla 1a Rassegna dei Canti Popolari della Montagna che, a Tolmezzo, vede immediatamente la partecipazione di diversi gruppi corali che vanno portando avanti la tradizione del canto legato alla montagna in ogni sua peculiarità. In quell’anno viene incisa anche la prima musicassetta, alla quale fa seguito, nell’anno successivo, un’altra registrazione a conferma della validità dell’iniziativa. Il coro, nel 1991, effettua altre quattordici uscite ed in ottobre prende parte ad Adria al Concorso Nazionale dei Cori con molto impegno e con l’intenzione di fare ulteriore esperienza confrontandosi, per l’appunto, con altre realtà.

L’attività prosegue di buzzo buono per fare un ulteriore salto di qualità. Un tanto, dice l’allora presidente Aldo Capello nel corso della sua relazione finale, “ci porterà a fare dei sacrifici, ma dopo avremo la gioia e la soddisfazione di sentirci migliorati”.
Siamo nel 1992. Il “Tita Copetti” nel mese di maggio, a cura dell’ALEF (Associazione Lavoratori Emigrati Friulani) effettua una tournèe in Lussemburgo, quindi partecipa alla 65a Adunata Nazionale degli Alpini a Milano ed in settembre va in Germania a Pfeffingen. È l’anno, questo, anche del cambio del maestro, cosicché a Jolindo Scarsini subentra Mauro Vidoni, che ha già avuto modo di mettersi in mostra durante il servizio militare dirigendo il Coro della Brigata Alpina “Julia”.

Il decennale del coro, salutato con una grande manifestazione svoltasi all’Auditorium Candoni di Tolmezzo, ha luogo nel 1993 ed è un momento di commozione, di soddisfazione e di riflessione: per quanto è stato fin qui realizzato, per quanto si intende perfezionare e soprattutto per ciò che l’ormai grande famiglia dei coristi ha in mente di offrire agli amanti ed ai cultori del bel canto. Contemporaneamente alla festa, che si è svolta l’8 maggio, viene pubblicato un opuscolo celebrativo con i ricordi e le date più importanti. In tale pubblicazione si può leggere, a firma dell’allora presidente Alvio Bearzi che “a dieci anni di attività, il gruppo ha sentito la necessità di un rinnovamento; infatti con questo spirito, di recente, oltre ad ampliare il repertorio, il nuovo maestro Mauro Vidoni decide di intraprendere la strada del perfezionamento tecnico vocale, creando nuovi stimoli e cercando così di consolidare le basi per proseguire nel miglioramento generale del coro”.
A dare lustro e particolare importanza alla manifestazione del decennale è stata la presenza del famosissimo Coro della SAT di Trento, che ha richiamato all’Auditorium un impressionante numero di appassionati.

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Ormai il “Tita Copetti” può considerarsi nella storia anche se è curioso annotare come, sia negli anni iniziali che nei più recenti, “durante le soste in albergo entra in azione il gruppo dei concertisti da camera, formato da quelli che nel russare si collocano nella scala alta dei decibel ormai sono talmente affiatati che, dopo un breve accordo degli strumenti, si esibiscono in un crescendo rossiniano tale che sembra di sentire una segheria in piena attività”, come ha avuto modo di testimoniare il corista Saverio Carello.

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